Me...

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sabato 11 giugno 2011

Generazione matrimonio: ovvero come i disastri fanno aumentare la voglia di sposarsi.

In barba alle ultime statistiche che sembrano celebrare una caduta a picco delle unioni matrimoniali, non più tardi di qualche giorno fa discorrevo con una gentile fanciulla di 25 anni (capelli biondi e fluenti ed un sorriso sornione) di come sia davvero difficile sfoggiare un abito sempre diverso ad ognuno dei cinque matrimoni (sì, proprio così!) alla quale era stata invitata a vario titolo. In quella occasione mi è stato chiesto quale fosse il mio pensiero su come mai un numero sempre maggiore di giovani decidano oggi (in quell'oggi non preso in considerazione da quelle stesse statistiche) di convolare a nozze anche in tempi di crisi. Perchè anche in periodo di "vacche magre" i matrimoni tra persone giovani paiono non soffrire della flessione che attanaglia ogni altro settore del nostro vivere comune?
Ho una mia teoria in merito. Senza riaprire i libri di filosofia del liceo è facile capire come l'essere umano, di per sè, non ama stare solo, nè tantomeno affrontare contesti particolarmente problematici o circostanze sventurate, senza avere al proprio fianco un qualche sostegno fisico e morale. Ed ecco che, in tempi di crisi come i nostri, sono proprio le avversità più devastanti e i disastri più tremendi ad indurre le persone al matrimonio. 
La questione si pone però, a mio avviso, anche su un piano generazionale
Mentre i giovani della fascia di età 25-35 sembrano voler recuperare antichi valori ed una entusiastica voglia di mettersi in gioco insieme, per affrontare gioie ed avversità del futuro senza dubbio incerto, ma anche potenzialmente ricco di meravigliose sorprese tutte da vivere, le persone della fascia d'età più adulta sembrano invece maggiormente radicate ad un modello di vita assolutamente egocentrica, dove il fulcro non è "la coppia" ma solo se stessi. Ammetto che sia senz'altro molto più difficile dover modificare il proprio stile di vita una volta che si sia raggiunto, in maniera autonoma, un certo livello sociale, che comporta certamente anche un riconoscimento delle proprie capacità ed un'indipendenza psicologica ed economica alla quale si rinuncia mal volentieri. 
E' proprio questo il fulcro della faccenda. I "giovani" stanno riscoprendo la voglia di percorrere insieme la medesima strada, di incontrarsi (ma anche scontrarsi, perchè no) su terreno similare sempre fertile, dove si possa concedere qualcosa anche all'altro senza sentirsi minati nella propria egoistica individualità e soprattutto dove ci si possa permettere il lusso di poter avere paura del futuro perchè non si è da soli ad affrontare tutto e soprattutto perchè si parte dall'assunto che si è un "noi" e non soltanto un "io con te" (che forse ci sei e forse non ci sei a seconda dell'umore). 
A conferma di questo mio pensiero potrei citarvi un articolo del quotidiano Financial Times di questa settimana che rivela come le vendite di anelli di fidanzamento e di fedi nuziali sia più che raddoppiata negli ultimi tempi in Giappone, paese recentemente colpito dai flagelli di terremoto e tsumani. Ma certo non è l'unica fonte. Anche in passato, al tempo delle grandi finanziarie, le unioni matrimoniali pare aumentassero esponenzialmente con l'accentuarsi della recessione economica. 
Ecco la ragione per la quale sono fortemente convinta che, in anni particolarmente tumultuosi dal punto di vista delle catastrofi naturali o difficoltosi in àmbito socio-economico, le persone tendano a voler condividere il peso dell'esistenza con qualcuno. Qualcuno che, certamente, possa guardare nella stessa direzione.

lunedì 6 giugno 2011

Ladies rules: must know - Regola n.4 APPARECCHIARE LA TAVOLA

Per la serie "ciò che una donna non può non sapere" continuiamo il nostro piccolo decalogo con la quarta regola basilare, indispensabile, essenziale per ognuna di noi, ovvero: preparare una tavola ben fatta anche in situazioni di particolare importanza.
L'informalità ci è concessa spesso nella tavola di ogni giorno: un luogo magico, speciale, da allestire con i particolari che la creatività suggerisce per renderlo ogni volta gradevole ed affascinante perchè sia teatro di conversazioni stimolanti e racconti avvincenti.
Una mise en place fantasiosa ed attraente elimina la monotonia anche dei giorni più uggiosi rallegrando il cuore alla sola sua vista preparando, di rimando, anche l'esperienza sensoriale del palato. 
Vi sono occasioni in cui l'informalità però deve cedere il passo ad una rigorosa etichetta
A questo punto, sarà molto meglio conoscere bene tutte le norme di rigore per evitare scivoloni di stile (o grasse risate!). Faremo tesoro di queste regolette per modificarle a nostro uso e consumo non appena le circostanze ce ne daranno il pretesto. Ecco dunque un mio velocissimo schema per l'allestimento di una  tavola formale. 
  • Forchette: vanno posizionate a sinistra del piatto. Cominciando dall'esterno troveremo quella da antipasto, quindi quella da pesce e da carne. 
  • Forchetta a destra solo quando: quando è l'unica posata presente sulla tavola oppure se se si tratta di una forchettina da ostriche o lumache.
  • Coltelli: vanno apparecchiati a destra. Quello da pesce si posizionerà più esterno, quello da carne, dotato di lama affilata, andrà invece vicino al piatto, rivolto verso l'interno.
  • Cucchiaio: da potage o da zuppa (il brodo si beve direttamente dall'apposita tazza). Andrà posizionato a destra, esternamente ai coltelli.
  • Bicchieri: l'apparecchiatura classica li vorrebbe con una disposizione obliqua al piatto. All'esterno avremo il bianco, poi il rosso quindi l'acqua.
  • Piattino pane: in alto a sinistra, corredato dell'apposito coltellino da burro, se previsto.
  • Posatine da dessert e frutta: (da servirsi in quest'ordine) posizionati ad ore 12 rispetto al piatto. Il coltello rimarrà sempre con la lama rivolta all'interno quindi le altre posatine andranno apparecchiate a salire. Se non ricordate il trucco per non sbagliare lato ai manici di queste posate CLICCATE QUI e andate a rileggerivi il post dedicato. 
  • Sale: piccola salierina, una per commensale, prevista perchè il bon ton non concederebbe di farne richiesta all'ospite
  • Tovagliolo: a sinistra, oppure a destra o anche sul piatto (posto di aver apparecchiato solo con il piano)  piegato in maniera molto semplice.

Poche regolette da tenere sempre a mente per un tavola impeccabile ogni giorno!





    giovedì 26 maggio 2011

    Buona educazione anche in ascensore

    Quante volte ci capita di dover salire in ascensore per raggiungere il luogo di lavoro, un ufficio pubblico o semplicemente per rientrare a casa dopo una giornata intensa e faticosa? Innumerevoli ovviamente. Tralasciando il fatto che sarebbe forse più auspicabile (salute fisica permettendo) farsi qualche bel piano a piedi per smaltire un po' di calorie, vediamo un po' quali sono le regolette di base per mantenere un certo bon ton anche in uno spazio così ristretto.

    Si fa
    1) Si saluta sempre, entrando ed uscendo dalla cabina. Regola basilare ma fondamentale per una buona convivenza civile.
    2) Entrando con altre persone si chiederà loro il piano di destinazione in modo tale da permettere all'ascensore di salire o scendere con ordine senza che questo rimbalzi tra i piani come una molla.
    3) In cabina gli uomini toglieranno il cappello, anche se ci si trovasse appena rientrati da una tempesta artica a - 50°.
    4) In presenza di un unico altro utilizzatore sarà educato posizionarsi all'angolo opposto della cabina in modo da non invadere il suo "spazio vitale".
    5) Se si stanno utilizzando apparecchi per ascoltare la musica sarà buona educazione spegnerli e togliere gli auricolari dalle orecchie (anche un po' per evitare lo stile "agente segreto in missione").
    6) L'ordine di entrata, ma soprattutto di uscita, è il seguente: prima le signore, poi gli anziani, quindi le persone di particolare riguardo, infine tutti gli altri.

    Non si fa
    1) In ascensore non si parla al telefono, in particolar modo non si grida al telefono! Scene del tipo "Prontooooooo? Cooosaaaaa? Scusa sono in ascensore e non c'è campooooo" sono a dir poco terrificanti!
    2) Se l'ascensore è stipato di persone non si tenta un'azione di sfondamento per riuscire a prendere la corsa. Si attenderà che la cabina ridiscenda più libera.
    3) Se non si desidera che Radio Ascensore International divulghi in meno di sette secondi netti notizie false e tendenziose meglio non fare accenno a fatti e fattacci propri o di persone che possano essere conosciute, in particolar modo negli ambienti di lavoro.
    4) Se siamo malaticci e costipati si avrà cura di non tossire, nè starnutire, in faccia ai poveri malcapitati che hanno avuto la sventura di salire in cabina con noi.
    5) Se vi state recando a cena da un amico e comprendete che gli altri occupanti dell'ascensore sono senza dubbio invitati anch'essi (sarà facile capirlo dal pacchetto verde con fioccone rosa) sarà bene a quel punto presentarsi.
    6) Evitiamo di continuare a premete ripetutamente il bottone del piano come se ci avesse morso la tarantola assassina. L'ascensore non andrà certo più veloce per questo.

    Ma il consiglio pi importante è: offrite sempre un bel sorriso! Sarà il modo migliore di far volare i pochi ma lunghissimi secondi di salite e discese!

    martedì 24 maggio 2011

    Chiacchierare di bon ton

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    bon ton 
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    lunedì 23 maggio 2011

    O tempora, o mores! La banalizzazione del rispetto

    Così esordiva Cicerone nel commentare i costumi, affatto degni di ciò che oggi potremmo chiamare una "buona recensione", all'epoca dei suoi scritti su Catilina. Ma l'esimio console, principe del foro romano, sarebbe più che inorridito nel prendere parte ad uno di quegli eventi sociali semicollettivi, similesclusivi, ipoteticamente rilevati dal punto di vista culturale, di fatto solo emblematica espressione delle moderne invasioni barbarichePerché proprio di questo si tratta: di un progressivo e quanto mai deleterio imbarbarimento delle più basilari regole di comportamento, esacerbato dalla totalizzate non curanza per il prossimo e dalla banalizzazione di qualsiasi norma di carattere etico.
    Definirla "mala educazione" non è più sufficiente. Lo spazio riservato al totale disinteresse per le necessità di contegno in alcuni frangenti della vita è ormai questione assodata. Eppure io non mi capacito, non accetto e mi ribello! 
    Perchè un buon comportamento aiuta a vivere meglio e ad apprezzare tutto quanto ci circonda suggerendone la vera natura a volte celata da un ammonticchiamento di atteggiamenti terrificanti, incomprensibili, che propendono per fruizione veloce, immediata degli accadimenti ma quantomai povera di riflessione e soprattutto di rispetto.
    La capacità di non prendere sempre tutto troppo sul serio è stata soppiantata dalla consuetudine di prendere sempre tutto in maniera banale rendendo qualsiasi argomento vago, sfumato ed effimero, privo di qualsiasi spunto considerevole e affatto degno di buon agire. Magari si mantenesse ogni considerazione alla stregua di conversazione da salotto che presupporrebbe, almeno in quel frangente, un adeguato contegno. L'impressione è che si viri invece verso un'incondizionato e totalizzate annullamento delle buone maniere, anche le più scontate, che divengono materia da libro antico soprattutto quando si parli di comportamento collettivo.
    Hic sunt leones.

    lunedì 16 maggio 2011

    Il profumo del bon ton

    Chiunque apprezza un effluvio delicato, appena percettibile e quasi accennato. E' un gradevole richiamo dei sensi, l'invito quasi subliminale a scoprire l'essenza dell'anima. Ma non sempre si tratta di note soavi e leggere, anzi spesso sembra che la persona accanto abbia deciso di portare con sè un'intero campo di narcisi. 
    Esistono certamente alcune norme che regolano l'uso delle fragranze personali utilizzate in pubblico, poche piccole regolette che contribuiscono però ad aumentare il potere seduttivo evitando con destrezza i trabocchetti legati alla questione.
    Moderazione - meglio due gocce in meno che una di troppo. L'intensità della profumazione può dirsi perfetta solo quando sia percepibile al massimo a mezzo metro di distanza. Indossare sovente lo stesso profumo fa in modo che proprio naso tenda ad assuefarvisi, sarà dunque necessario porre una particolare attenzione nell'indossarlo per evitare gli eccessi.
    Ad ogni luogo il suo profumo - Non tutte le occasioni sono adatte per l'utilizzo di fragranze intense, a volte è da preferire una soluzione neutra o una totale assenza di aromi. Una cena seduta ad esempio suggerirebbe di evitare ogni tipo di profumazione lasciando posto alla degustazione, anche olfattiva, delle pietanze proposte. Le note intense sono molto più adatte ad una serata galante fuori casa anzichè ad una visita in ospedale,  altro luogo dove ogni eccesso del caso dovrebbe essere bandito.
    Una scelta accurata - la scelta dell'essenza che dovrà avvolgerci, in un particolare momento della vita, è frutto di un'attenta scelta e di accorta riflessione. Non tutte le profumazioni hanno la medesima resa su persone diverse ed è per questo motivo che i profumi andrebbero testati con calma, odorandone gli effluvi ed il cambiamento delle note di testa, di cuore e di fondo, almeno ogni dieci minuti per capirne le trasformazioni.
    Indossarlo sul corpo - qualche goccia dietro l'orecchio, sui polsi ma anche nell'incavo interno delle ginocchia favorisce la "salita" verso l'alto delle note profumate che tendono a sollevarsi naturalmente avvolgendo il corpo di una leggera coltre odorosa. Attenzione ai gioielli: per l'oro nessun problema ma le perle potrebbero risentirne alquanto fino ad opacizzarsi irrimediabilmente.
    Nel caso si preferisca una confezione spray sarà bene ricordare che la maniera migliore per profumarsi in maniera leggera è quella non spruzzare direttamente verso di noi la fragranza ma piuttosto verso l'alto, entrando poi nella nuvola per farsene avvolgere con gentilezza.
    Profumare gli indumenti - le signore di una volta usavano profumare graziosi fazzolettini di pizzo da poter strofinare dietro il collo all'abbisogna. L'uso delle profumazioni sugli abiti è cosa assai complicata quando si tratti di capi di particolare pregio fatti ad esempio di seta, ma la lana non è poi da meno data l'enorme capacità delle fibre di assorbire le note profumate per rilasciarle con un tempo assai prolungato. Ottimo se si è soliti usare un unico profumo, meno se si abbia l'abitudine d cambiarlo spesso. In generale meglio utilizzare comunque le parti interne: polsini, bordi, risvolti, per evitare eventuali sgradevoli aloni.
    Un'esperienza intima - chi "respira" un profumo è solitamente qualcuno al quale è concessa una certa vicinanza, quell'accoglimento gentile e seducente adeguato ad episodi che di per loro dovrebbero sapere di esclusività, un invito garbato a scoprire "l'essenza" dietro l'essenza...


    mercoledì 11 maggio 2011

    Bon ton al citofono

    "Quando arrivi suona il citofono" ecco una di quelle frasi che mi allarma sempre un po'! Perchè l'uso, quantomeno qui a Milano, è quello di utilizzare i citofoni in maniera simile ad una partita di battaglia navale... Numeri, numeri ovunque. A una, due o tre cifre. E' capitato che dovessi recarmi in Via Taldeitali n. 3 per suonare il citofono numero 27, raggiungere la scala 2A e pigiare il pulsante 42. Colpita e affondata!
    A parte gli scherzi certamente quella di mantenere una certa qual riservatezza è senz'altro una caratteristica importante, peculiare al tempo stesso in un epoca in cui Internet e Social Network fanno da padroni. 
    Cosa prevede il nuovo bon ton del citofono? Innanzi tutto consiglierei di usare un'abbreviazione con le iniziali del padrone di casa anzichè con i numeri, in questo modo si potrà dare un'ultima chance all'ospite in arrivo confidando nella sua intuizione. Questi, dal canto suo dovrà essere preventivamente avvisato, in modo chiaro, lapalissiano direi, della dicitura sul famigerato pulsantino per evitare di disturbare i vicini di casa, ignari e pacifici che debbano magari scapicollarsi a rispondere quando non attendevano proprio nessuno. Ed eccoci giunti al punto critico: non si citofona neanche all'amico più caro senza aver preannunciato la visita perchè non ci è dato di conoscere a fondo costumi e abitudini altrui che, in qualche improbabile, inaspettato frangente potrebbero rivelarsi non troppo... bon ton!

    domenica 8 maggio 2011

    L'amore ai tempi della crisi

    Benedetta Tobagi dalle pagine di Repubblica esprime, con illuminanti e caustiche parole fitte di esempi e dotte citazioni, ciò che ritengo sia anche il mio pensiero in merito a tutta l'attenzione mediatica roiservata al matrimonio reale tra il Principe William e la non più commoner Catherine Middleton. Temo che i detrattori di tale evento non avranno vita facile dato l'altissimo impatto emotivo di questa occasione resa davvero speciale anche da uno svecchiamento della rigida etichetta di corte che accoglie sotto la sua ala antiche tradizioni e fresche novità, perchè l'amore, quello vero, espresso negli atteggiamenti e nelle attenzioni dei due giovani l'uno per l'altra, ricalca tutta la crescente meravigliosa necessità del genere umano di ricercare una speranza di felicità pur ricavata tra tutte le difficoltà di una vita (la nostra si) "normale". Una bella favola fa sempre sognare, a maggior ragione in tempi di crisi: crisi monarchica, politica, economica e valoriale, perchè come scrive la Tobagi "...l'amore romantico resta la droga più potente sintetizzata dall' umanità"
    Allego il testo dell'articolo che molto mi è piaciuto invitando alla riflessione per un approccio all'amore romantico come qualcosa di trascendente, come un'apertura di mente e cuore per la quale è sempre necessario rischiare...

    Paradossale: il numero dei divorzi cresce, le tensioni della vita moderna rendono sempre più difficile la vita a due, la "deregulation" nei costumi sessuali è ormai un fatto acquisito, eppure, dall' abbazia di Westminster al tappeto rosso di Cannes ove sfileranno le star protagoniste dell' atteso The beloved ("gli amati"), le quotazioni del romanticismo reggono, anzi, sembrano in rialzo. Rivisitando in salsa rosa le storie di vampiri, la saga Twilight ha conquistato un successo planetario, mentre un recente studio statunitense rivela che donne cercano una dimensione romantica persino nel porno online: il sito erotico più popolare tra il pubblico è specializzato - udite udite - in una versione osé di romanzi alla Jane Austen.
    Ma non è solo marketing, né si limita al pubblico femminile: scorrendo le migliaia di elenchi con le dieci ragioni per cui vale la pena vivere inviati a Roberto Saviano da uomini e donne di ogni età, la centralità dell' amore balzava agli occhi. In un mondo scosso da guerre e incidenti nucleari, tre miliardi di persone che restano imbambolate a guardare una coppia di ragazzi ricchi belli e privilegiati, eredi al trono di una ex potenza decaduta, che si scambiano voti di eterno amore in diretta mondiale, sembrano provare che l'amore romantico resta la droga più potente sintetizzata dall' umanità. Ed è pure legale.
    Le cinque "S" da prima pagina - Sangue, Soldi, Sport, Sesso, Spettacoli - bisogna dunque aggiungere Sentimento?
    Il fantasma dell' amore romantico, buttato dalla finestra con tutti i suoi accessori (dichiarazioni d' amore, impegno per il futuro, sesso con sentimento, senso di essere stati uniti dal destino e non dal caso...), rientra trionfalmente dalla porta.

    È per sfuggire alla dura realtà che la favola delle nozze reali ha sedotto il mondo intero? L'antropologia ci insegna che un rito produce i suoi effetti proprio con pratiche che "si impadroniscono" del pensiero, rendendoci più propensi a credere che ad analizzare criticamente le cose, alimentando così le grandi illusioni di cui abbiamo bisogno per sopravvivere. Il romanticismo è una di queste? È una forma di diniego della realtà?
    Woody Allen, massimo interprete delle nevrosi affettive della modernità, non ha dubbi. Nel suo recente "Incontrerai l' uomo dei tuoi sogni" trova l' amore solo una credulona di mezz' età che si affida a una falsa veggente. Pur nel cinismo, il film mette a fuoco il contrasto tra la visione egoistica e strumentale di chi rincorre una nuova relazione per sentirsi giovane, per soldi, per sfuggire le responsabilità della vita, e la vecchia Helena, ancora disponibile, seppur goffamente, ad aprirsi all' "atto di fede" che richiede ogni nuova relazione.
    L'amore romantico, col suo groviglio di idealizzazioni, aggressività e sensualità, ci espone sempre a un rischio terribile. Vulnerabili, dobbiamo imbarcarci in un difficile compromesso tra il desiderio che abbiamo della persona amata e la paura di essere rifiutati, traditi, abbandonati - specialmente se ci hanno già ferito. Questo eterno dilemma oggi è amplificato: rischiare è ancora più difficile quando intorno rimane ben poco di stabile a cui aggrapparsi.
    Ormai disponiamo di una vasta letteratura e filmografia sull' impatto devastante della precarizzazione delle condizioni materiali d' esistenza sulla vita affettiva. Secondo Zygmunt Bauman, primo interprete di questa crisi, la logorrea mediatica intorno all' amore è solo un' altra faccia del consumismo che tende a ridurre i sentimenti alla dimensione del soddisfacimento istantaneo, senza alcun reale investimento affettivo.
    Proprio questo scenario desolato, però, alimenta per reazione la fame di storie d' amore vecchio stampo: è quanto suggeriscono dalla capitale mondiale del romanticismo, Parigi, le riflessioni dei pensatori che la rivista Philosophie ha messo all' opera sul tema.
     Il cattolico Jean-Luc Marion ricorda che l'amore è la porta sempre accessibile a tutti verso la trascendenza, un'esperienza di pienezza e unicità capace di dare senso alla vita: amando creiamo l' "immagine immortale" di cui parla nel Cielo sopra Berlino l' angelo che si incarna per amore di una trapezista. Slavoj Zizek e lo stesso Bauman riconoscono nell' amore l' ultima utopia rimasta (parzialmente) in piedi, «il grande rimedio alla dissoluzione dei legami sociali», spazio possibile per una vita autentica, proiettata nel futuro. Alain Badiou vede nel dire "ti amo" addirittura una forma di resistenza al capitalismo. Il mondo va a rotoli, e spaventati ci rivolgiamo all' ultimo serbatoio di speranza: "e vissero felici e contenti".
    La favola del matrimonio reale ha tanto successo perché è un rito che incorpora il passato nel presente, offrendo un rassicurante senso di continuità. Ma c' è qualcosa in più. Molte delle nuove narrazioni romantiche contengono forti iniezioni di realtà, quasi fossero strutturate per reggerne l'urto. Il film-manifesto di questa tendenza è la commedia American Life. La giovane coppia in cerca del luogo per crescere un figlio rappresenta l' amore forte e quieto che sfida l' incertezza, offre un baricentro nei marosi dell' esistenza e ripara i traumi del passato: un "neoromanticismo" agli antipodi da follie e deliquio dello Sturm und Drang.
    A pensarci bene, anche le nozze di Will e Kate obbediscono a questo schema: sono la versione aggiornata, riveduta e corretta del matrimonio fallimentare di Carlo e Diana, sceneggiate per confortare spettatori segnati da massicce iniezioni di cinismo e delusione. Nessuna Camilla nell' armadio, già superata la prova di un lungo fidanzamento, rotture incluse, e William che sussurra «ti amo, sei bellissima»- le «trite parole che non uno osava», per dirla col nostro Saba, ancora capaci di toccare il cuore di qualunque donna - integra felicemente nell' apparato dinastico la spontaneità dei sentimenti di Diana (vera o falsa che fosse), in passato tanto osteggiata dai gelidi Windsor. Compensatorio e rassicurante. Per irretire i pessimisti irriducibili del tempo presente c' è bisogno di amori da sogno che sappiano inglobare anche il dolore. Persino a Hollywood: il divo ammalato di sesso Michael Douglas e la bomba sexy del musical Chicago Catherine Zeta-Jones oggi permettono al mondo di specchiarsi con simpatia in un matrimonio che lotta per resistere al cancro di lui e alla conseguente depressione di lei. In questo "neoromanticismo" temprato dalla realtà sembra essersi offuscata la carica rivoluzionaria e dirompente della passione, che, da Romeo e Giulietta a Casablanca a Le conseguenze dell' amore, si scontra con mille ostacoli, scuote convinzioni e convenzioni, infonde agli innamorati un coraggio inaudito. In questo senso, lo scenario più inquietante lo offre la distopia di Non lasciarmi:i giovani protagonisti del film, allevati per fornire organi da trapianto, seppur consapevoli della loro esistenza a termine si amano appassionatamente, come Lara e il dottor Zivago nella villa di Varykino tra lupi e ghiacci, prima di essere separati dagli urti della Storia. Ma nemmeno l'amore riesce ad accendere nei cloni di Ishiguro un moto di ribellione che li scuota dalla rassegnata accettazione del destino. In un mondo sempre più angosciato dal futuro, riuscirà l' amore romantico a riscoprire il suo animo ribelle?  Il suo destino, come quello di ogni storia d' amore, è una partita aperta.   Benedetta Tobagi

    giovedì 5 maggio 2011

    Qui Londra... resoconto delle nozze reali da due inviate speciali!

    Pubblichiamo un breve resoconto di una giornata speciale, quella che ha visto sposi William del Galles e Kate Middleton, vista con gli occhi di due giovani WP. IlBiancoeilRosa un binomio dolce ed aggraziato per due ragazze romantiche ma davvero sprint!



    "Siamo atterrate a Londra il giorno prima del grande evento e da subito abbiamo percepito nell'aria una certa elettricità, eccitazione...
    In ogni negozio la vetrina era dedicata ai futuri sposi, le strade e gli edifici pieni di bandiere, i punti per le informazione turistiche distribuivano mappe e percorsi alternativi della metro e bus per il 29 aprile.
    Gli inglesi si preparavano alla loro notte di festa, visto che l'indomani sarebbe stato bank holiday e potevano godersi la giornata in famiglia.
    Il 29 mattina è partito prestissimo il collegamento con tutti canali nazionali, noi, emozionate, dopo una colazione veloce, ci siamo dirette in Hyde Park.Security e polizia già schierati ad indirizzare la folla formata soprattutto da giovani e famiglie con bambini. Una distesa di bandierine con Union Jack e cappellini stravaganti. Molte ragazze vestite da sposa, bambine che sembravano bambole, ragazzi con maschere buffe con le caricature della famiglia reale. Una distesa di famiglie armate di cestini da pic-nic contenenti ogni tipo di cibo e bottiglie di vino bianco gelato. Ai margini del parco, bancarelle di hot dogs e zucchero filato, souvenirs “reali” e in vendita a 2 £ il programma ufficiale della giornata. Su un palco il presentatore intratteneva la folla grazie anche ad una band che intonava “Dancing Queen” e “I dont' wanna miss a thing”.
    Nei maxi schermi è apparso il Principe, impeccabile nella sua uniforme e tutti si sono alzati in piedi a sventolare le bandiere.
    Da lì in poi è stato un susseguirsi di emozioni; non vogliamo raccontarvi quello che avete già visto in televisione, chi aveva il cappello più strano, se il velo  di Catherine era troppo corto, del vestito di Pippa... Vogliamo solo dirvi che quando la mano di Katie ha sfiorato quella del Principe, all'altare, tra le nuvole è apparso il primo spiraglio di sole della mattina e che la folla ha sospirato unanime: OOOOOH! Un raggio di sole che ha illuminato volti commossi e qualche lacrima, di sicuro, le nostre!"

    Un matrimonio visto con gli occhialini "bianchi e rosa". Grazie ragazze! 

    martedì 3 maggio 2011

    Scendere dall'auto con eleganza

    Quante volte è capitato di scorgere dalle pagine dei giornali più o meno "pettegoli" qualche fotografia un po' scabrosa, e alquanto inelegante, della signora di turno fotografata mentre, scendendo dall'auto in maniera sgraziata, mette in mostra ciò che di norma dovrebbe rimanere nascosto.
    Capita... e affatto raramente! Ecco dunque cosa prescrive l'etichetta (ed il buon senso) per evitare pessime figure anche se non siamo così VIP da essere "paparazzate" ad ogni piè sospinto. 
    Una adeguata preparazione preliminare è senz'altro un'ottima idea: in caso di gonna particolarmente corta meglio far scendere l'orlo di quest'ultima quanto più possibile nell'approssimarsi al "momento topico" ricordando che le minigonne torneranno ben presto alla loro minimale posizione non appena inizieremo il nostro incedere. Per gli abiti particolarmente lunghi il problema potrebbe essere l'opposto, meglio dunque scoprire con eleganza caviglia e piede ed appoggiare saldamente quest'utimo a terra al momento della discesa, facendo bene attenzione a non incastrare alcun lembo di tessuto sotto il vertiginoso tacco che farà senz'altro capolino.
    Ricordo ai signori uomini che sarebbe gentile ed educato aprire la portiera alla propria compagna, in ogni caso, sia che questa venga tenuta dal nostro accompagnatore o che siamo noi ad occuparcene meglio ricordarsi di spalancarla letteralmente così da agevolare la nostra discesa.
    Regola fondamentale per scendere dalla macchina rimane comunque sempre la stessa: ginocchia serrate, incollate, sigillate. Il metodo migliore per scendere dall'auto è dunque girare bacino e gambe direttamente verso la portiera e, chinandosi leggermente in avanti, darsi una leggera spinta con le mani appoggiate al sedile dell'auto per poter appoggiare entrambi i piedi a terra, contemporaneamente.
    In questo modo eviteremo il rischio di inquietanti, quanto imbarazzanti "upskirt" foto scandalose di noi celeberrime... donne "commoner"!