Me...

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venerdì 28 dicembre 2012

Fine d'anno in bellezza

Una cosa bella è una gioia sempiterna (cit.)
Qualche idea per una tavola in festa anche l'ultimo giorno dell'anno.

 Vischio ed erbe portafortuna

 Oro sulla tavola per un 2013 scintillante

 Candele romantiche per una serata avvolgente

Un nodo per ricordare i momenti belli
foto dal web

giovedì 27 dicembre 2012

Panettone: amore a primo morso


Prosegue a mia collaborazione la food writer più divertente del web! Un Tocco di Zenzero pubblica oggi il mio articolo sul panettone facendo seguito al suo motto del momento: Spread the love.
L’aura di leggenda e mistero che avvolge la nascita di una tradizione ultracentenaria quale quella del panettone è così spessa che potremmo tranquillamente tagliare anche quella con il coltello e farne fettine gustose da far scrocchiate sotto i denti.
A qualsiasi di queste vogliate credere sarà bene ricordare che fin dal 1895 il panettone milanese veniva citato in una raccolta di racconti di Emilio De Marchi dal titolo Vecchi giovinastri dove si racconta di come il cartoccio ben avviluppato nella carta velina che ne doveva proteggere la freschezza veniva scartato per (finalmente) gustarlo e si scoprì che… non trattavasi del buon pane dolce bensì di un cappello
Questo ci fa capire come uno dei simboli più conosciuti del Natale italiano fosse tenuto in gran considerazione non solo per il palato ma anche per gli occhi.

Così come nell’antichità, ancora oggi il panettone dovrebbe essere servito intero, per preservarne la fragranza e il bell’aspetto e tagliato al momento lasciando all’occasione (e al commensale) la dolce incombenza di servirsi di una fettina da formica svizzera o di un pezzettone da impareggiabile golosastro (ammetto di appartenere a quest’ultima categoria).
In ogni caso questo dolce pane delle feste ricco di uvetta e canditi può tranquillamente essere mangiato con le mani, così come avviene per il pane normale, staccandone piccoli pezzetti che verranno gentilmente introdotti nelle nostre capaci fauci, senza avventarvi sopra i canini a mo’ di novello Dracula. 
Tutto ciò a patto che non vi siano ghiotti intingoli di farcita o di contorno. In questo caso la forchetta si renderà assolutamente necessaria per salvaguardare igiene e dignità.

E per i giorni ia seguire ricordo che fin dai primi del ’900 lo scrittore Gerolamo Rovetta decretava “Caffè latte e panettone è una colazione da papa!”. 
Provare per… gustare!





domenica 9 dicembre 2012

Matrimonio di profumi e sapori per affrontare le feste (e il freddo che arriva!)




L'amica e food-reporter Sandra Salerno, chef creativa dal mood avvolgente, creatrice di un blog di grande successo da nome tanto allettante quanto evocativo: Untoccodizenzero, ci regala una ricetta perfetta per le giornate pre-natalizie. 
Io ho già provato... e voi?

Vellutata di zucca mantovana e Crunchy al caffè 




zucca mantovana grammi 500 (già pulita e tagliata a cubetti)
Miss Dado|Vegetale 1 cucchiaino
sale&pepe
olio e.v.di oliva cultivar Leccino
Crunchy Gli Aironi al caffè
In una casseruola capiente mettere la zucca, dell’acqua (fino a coprire la zucca) e portare a leggero bollore. A questo punto aggiungere 1 cucchiaino di dado vegetale, la cipolla tritata e mescolare. Coprire con un coperchio e cuocere fino a quando la zucca non è morbida. Fuori fuoco frullare con 1 cucchiaio o 2 di olio e.v. di oliva, versandolo a filo. Aggiustare di sale e pepe.


Servire in bicchieri di vetro, decorando con i Crunchy al caffè.

Idea per un buffet in piedi: servire la vellutata dentro a dei vasetti di vetro, scaldare al momento, richiudere e servire con il cucchiaino legato a lato del barattolo, personalizzando ogni vasetto con un cartoncino illustrato.
Sandra & Untoccodizenzero philosophy: Adoro cucinare, per i miei cari, per gli amici, per tutti. Trovo che cucinare per qualcuno sia un pò come donare una parte di noi, ogni volta. Un pezzetto di cuore, un pochino di amore, passione, perché senza quello a mio parere la cucina non esisterebbe. Anche nel preparare un panino ci vuole amore..Non vi dico cosa trovo in certi caffè in giro per il globo o anche solo in un bar del centro di Torino: mi assale una profonda tristezza! L’amore é in ogni cosa!
Troverete molte altre ricette sul sito di Sandra Untocoodizenzero

lunedì 5 novembre 2012

Outfit del primo appuntamento - tre consigli per lei


Il mio consiglio è: siate voi stesse ma... giocatevi le carte migliori!

1) Vestite per piacere (a voi stesse e agli altri)
Per far colpo sul vostro cavaliere indossate qualcosa che piaccia anche a voi e con la quale vi sentite bene. 

  • Se non usate mai i colori sgargianti a maggior ragione evitateli in questa occasione. 
  • Se non siete particolarmente amanti delle gonne, vestite pure in pantaloni, ma che siano assolutamente chic. 
  • Se invece adorate i jeans, ma sapete che lui vi porterà in un ristorante super elegante, scegliete qualcosa di più raffinato senza per questo cadere nel noioso.
  • Provate gli abiti un minimo elasticizzati, stanno bene a tutte, sono versatili, glamour e confortevoli.
Insomma... non snaturalizzatevi ma non eccedete.


2) Just one
Gambe da favola? Schiena supersexy? Decolleté invidiabile?
Scegliete la parte del vostro corpo sulla quale volete che il vostro cavaliere (e non solo lui) punti lo sguardo ed enfatizzatela. 
Se ne avete due o più (fortunelle!) fate ambarabàcciccìcoccò e sceglietene comunque una soltanto. La volta successiva lo stenderete con il secondo round.


3) Attenzione al tacco 

  • Mai oltre il 10, se lui non è almeno alto quanto voi. 
  • Mai troppo sottile se non ci siete abituate. 
  • Ma un tacco banale, piuttosto fate le prove e "tiratevi su" anche di morale. Ne gioverà anche il vostro female affair.

Arrivederderci alla prossima con i tre consigli per lui!

giovedì 1 novembre 2012

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L'EQUAZIONE PERFETTA:

SODDISFAZIONE NEL LAVORO +
TEMPO PER LA FAMIGLIA +
RITAGLI DEDICATI A SE STESSE +
SHOPPING AI SALDI =

DONNA REALIZZATA!






















DA "DONNE CON UN DIAVOLO PER CAPELLO" - VALENTINA EDIZIONI

mercoledì 31 ottobre 2012

Tutta colpa di Julia Roberts! Piccola storia bon ton di crostacei, molluschi e… lumache


Chi mi conosce lo sa bene, adoro i crostacei, i molluschi ed ogni altro animale (o essere vivente dotato di pseudopodi) sia commestibile, meglio se intinto in gustosi brodetti dal profumo invitante. Eppure assaporarli mantenendo un certo contegno e non imbrattare il metroquadro circostante con schizzi e rimasugli di carapace in stile esplosione termonucleare globale non sempre risulta di estrema facilità.
Basta trovarsi davanti un piattino di lumache fumanti, giustapposte nel loro piattino con i buchi, per far correre immediatamente il pensiero all’indimenticato “Pretty Woman” celeberrimo film in cui la protagonista Julia Roberts, elegantemente agghindata in abito da sera, perdeva rovinosamente la sua battaglia con les escargots à la bourguignonne, fatte volare a parabola dal piatto e finite nella generosa scollatura della signora del tavolo accanto, marchiata a fuoco dalla temperatura del guscio e macchiata a vita dall’onta del sughetto oleoso.
Di fatto sfido anche i più dediti alle 50 sfumature di qualsiasi colorazione a destreggiarsi con quello strano strumento di tortura che sembrano essere le apposite pinze che il galateo imporrebbe usate per tener fermo il piccolo animale ormai defunto e fumante prima che divenga sollazzo per il palato.
L’arnese in questione infatti è l’unico caso di pinza a pressione inversa: si allarga quando la stringiamo per serrare la morsa quando la rilasciamo, tutto così complicato che se la lumachina non sarà infilata adeguatamente rischia di certo la partenza per l’iperspazio.
Ma non solo! Gamberetti, mazzancolle, astici e conchiglie non sono certo meno difficili delle nostre amichette striscianti.
Primissimo punto per destreggiarsi con nonchalance alla tavola imbandita di questo genere di squisitezze sarà dunque conoscere e riconoscere le posate adeguate. Oltre ai classici coltello e forchetta da pesce infatti, in un’occasione nella quale siano presenti crostacei o molluschi, dovrebbero completare la tavola:
Una forchettina piccola, corta e a due punte che normalmente viene posizionata a destra del piatto e che si rivelerà essere la nostra migliore amica per poter agguantare senza problemi conchiglie e molluschi
Una lama a cucchiaio per crostacei. Questa posata, particolarmente inusuale e non sempre riconoscibilissima, è di solito molto lunga e sottile, e termina con un cucchiaino a spatola all’estremità inferiore e con una forchetta a due punte a quella superiore.
Le pinze, a volte reperibili in fogge stravaganti, servono infine per rompere gli involucri duri delle zampe e per le cheleLa questione non è tanto ascrivibile tanto ai momenti informali dove la degustazione di vongole, cozze e succulenti carapaci di crostacei grandi e piccoli potrebbe di fatto non essere un grosso problema anche se effettuato con l’uso delle mani (fermo restando che il risucchio è cosa sgradevolissima da rifuggire al massimo livello) quanto alle situazioni più formali dove, ormai tutti lo sanno, questo genere di amenità dovrebbe essere assolutamente evitata. 
Per non sfigurare al ristorante pensando che un novello Richard Gere potrebbe essere appostato dietro la felce all’entrata, sarà bene ricordarsi che tutte le conchiglie richiedono di essere mangiate con la forchetta e che le ostriche si dovrebbero tenere con la mano sinistra e mentre l’apposita forchettina brandita nella destra, staccherà il mollusco dal guscio per introdurlo nelle vostre capaci fauci. 
Se siete stati favoriti dalla sorte e avete di fronte un astice ma così sventurati da capire che il cuoco cinese, impegnato in un efferato delitto, si è dimenticato di spolpare l’animale per ricomporlo nel suo guscio così come di converrebbe in un’occasione formale, dovrete far da soli: utilizzate le mani e pinze per spezzare i gusci e cercate di rimuovere la carne con l’uso dell’apposita posata lunga dotata due punte acuminate. Dopo aver gustato la pietanza lavatevi nella coppetta lavadita cercando di non provocare il solito tsunami provocando la fuoriuscita delle fettine di limone, in alternativa utilizzate le (orribili ma quantomai utili) salviette in dotazione a molti ristoranti.

Un ultimo consiglio: evitate di infilare in bocca le zampette dei crostacei tentando di estrarvi l’inestraibile con il rischio di diventare cianotici. Meglio poco con gran gusto che poco di più con poco buon gusto.
Leggi l'articolo anche su Un Tocco di Zenzero

lunedì 8 ottobre 2012

Il bon ton del Puzzone di Moena... con un tocco di zenzero!



Viva la cucina e viva il bon ton con un... tocco di zenzero!

Oggi:
Il bon ton del Puzzone di Moena

Formaggio, croce e delizia di numerosi amanti della tavola che, tentando di destreggiarsi tra le indicazioni dei gourmet, le ormai onnipresenti intolleranze e la bramosia di un assaggio immediato, si avventano con ingordo desiderio verso il tagliere di queste prelibate leccornie, incuranti dei moniti dell'odiato (e dispendioso) dietologo che sentono riecheggiare nell'orecchio simili al grillo parlante del compianto Pinocchio. Senza contare, ahimè, che vi è pure la questione "galateo della tavola" da tener presente. 
Ecco come offrire, mangiare e godere del formaggio in (soli) cinque punti: 

1) Tempo - Per poter servire i formaggi gustandone il meglio della loro intrinseca bontà sarà opportuno toglierli dal frigorifero almeno un'ora prima del del consumo, ricordandosi che opere d'arte come il Gorgonzola o il Puzzone di Moena potrebbero togliere temporaneamente a voi, grandi chef di casa, il prezioso dono dell'olfatto. Dato che anche gli ospiti sono certamente dotati di questo senso, spesso tanto bistrattato, sarà bene mantenere i nostri tesori debitamente coperti per evitare subitanei svenimenti da parte di chi non gradisse l'offerta, appena varcata la soglia di casa.

2) Varietà - Siccome, come si è detto, non tutti sono estremamente amanti dei formaggi particolarmente saporiti, se deciderete di offrirli a tavola sarà il caso di prepararne un certo numero (almeno quattro varietà) su di un apposito piatto o tagliere, disposti già in sequenza, dal più delicato al più pungente, anche se a volte ciò è di difficile identificazione.

3) Ad ognuno il suo - Sarebbe auspicabile, anche se a volte poco praticabile, preparare un coltello apposito per ciascun pezzo di cacio, soprattutto nelle situazioni formali. Qualunque sia il vostro momento conviviale cercate comunque di prevederne almeno quattro diversi: uno classico a goccia per aprire i formaggi a struttura granulare (Parmigiano e Grana) uno a lama rigida per i formaggi "duri", uno più flessibile per quelli a pasta morbida ed infine una spatola per i formaggi molli.

4) Taglio perfetto -  I formaggi tondi si tagliano a raggiera, esattamente come le torte, mentre quelli già presenti in grosse fette si incidono per il lato lungo in modo che ogni commensale riceva una parte di crosta, quando questa è presente. Ricordatevi che, visto che il bon ton della tavola esigerebbe che il formaggio venga servito una sola volta, sarà bene prenderne moderatamente, evitando di mollare al commensale accanto solo i rimasugli.

5) Coltello sì, forchetta ni - Al contrario di come avviene per la maggior parte delle pietanze normalmente il formaggio non si mangia con la forchetta, bensì con il coltello. Se ne taglia un piccolo boccone e lo si appoggia, sempre usando il coltello, su un pezzo di pane che servirà poi per introdurlo nelle nostre capaci fauci. Ciò si rivelerà particolarmente utile per i formaggi morbidi e cremosi mentre per quelli duri, o comunque di difficile gestione, sarà certamente consentito utilizzare la forchetta per evitare che pezzetti del prezioso cibo schizzino veloci come proiettili sulla tovaglia di lino o peggio sulla camicetta della signora di fianco.

Per concludere...Degli abbinamenti non mi è dato parlare. Scegliete pure ciò che più vi aggrada: noci, frutta, marmellate et similia. Personalmente io li preferisco al naturale ma visto che il galateo imporrebbe di gustarli solo a pranzo e non a cena avrete (avremo) molto più tempo per smaltire le calorie accumulate e non piangere poi lacrime... di taleggio!

venerdì 5 ottobre 2012

Mario Caraceni e le parole del galateo

Torno saltellante e baldanzosa come una fanciulletta di tenera età dopo aver trascorso parte del mio pomeriggio a conversare amabilmente con una delle figure più rappresentative della grandiosa arte sartoriale italiana: il signor Mario Caraceni. Personaggio di indubbio charme, abbigliato con un elegante gessato grigio-blu (tutt'altro che scontato) vivacizzato da una cravatta rossa in tinta con il fazzoletto da taschino, sebbene di fattura differente così come correttamente prescritto dal galateo,  da vero gentiluomo mi saluta con una modernissima stretta di mano chinandosi leggermente verso di me come si usava ai tempi nei quali il baciamano ad una signora era ben più che una consuetudine.  
Mi accoglie nuovamente, così come ha fatto molte volte, nel suo "castello", un luogo incantato nel centro di Milano dove si respira l'aria di una tradizione antica, intrisa di sapiente esperienza e mi cede il passo, così come si conviene ad un gentleman.
Discorriamo di abiti da cerimonia (accompagnavo un mio sposo) divertendoci a riflettere ad alta voce su quanto noi italiani siamo particolari nel voler necessariamente modificare nomi di abiti prettamente inglesi che di per se stessi vedrebbero come intrinseco il significato e le norme di utilizzo del capo stesso. Tight, ad esempio "Perchè mai dovremmo chiamare così un completo dall'originaria dicitura Morning Coat" afferma piccato il signor Caraceni "così poi finisce che le persone lo utilizzano anche di sera, allora chiamiamo Stretto!". 
Ridacchiando come una scolaretta gli do ragione passando la mano su un meraviglioso tessuto da Smoking color blu notte (il mio preferito). "Ad esempio pochi sanno che lo Smoking originariamente non era affatto un abito" continua Mario Caraceni "bensì solo una giacca (smoking jacket) e neanche troppo lunga, di velluto o di seta, che veniva utilizzata dai gentiluomini alla fine dei loro momenti conviviali serali"
Effettivamente la servitù preparava la giacca da fumo al signore che, cambiandola con quella indossata durante la cena, faceva così in modo da preservare il proprio capo principale (nonchè la sua dama) da fastidiosi effluvi dovuti a tabacco e super alcolici consumati nella rilassatezza di una stanza a ciò dedicata".
Per carità, devo dirvi che ciò mi era assai noto, ma vi assicuro che ascoltare questi racconti dalla vivida voce di una colonna portante dell'arte italiana è ogni volta come vivere la Storia...

mercoledì 19 settembre 2012

Bon ton del tracannamento rapido dalla bottiglia



Una delle facente che più detesto al mondo è l'esser costretta a bere direttamente dalla bottiglia. Certo, in alcune situazioni è impensabile poter avere un bel bicchiere di cristallo a portata di mano ma piuttosto che attaccarmi (letteralmente) alla bottiglia preferirei tenermi la lingua felpata e l'arsura devastante.
Esagerata? Magari lo sono. E' che bevendo direttamente dalla bottiglia non riesco mai ad uscire da quell'etichetta di "semi-alcolizzata-sbevazzona" che mi sento appiccicata addosso non appena tento l'abbeveramento "diretto", fosse anche una bottiglia di gazzosa o chinotto. 
Ci ho tentato, ve lo giuro, ad impersonificare una sorta di donna "rock" forte, intensa, agguerrita, proponendo a me stessa e agli altri un'immagine easy e molto, molto shabby. I risultati sono stati a dir poco esilaranti.
Sarà perché credo che anche un gesto semplice come quello di portare alle labbra un bicchier d'acqua possa essere compiuto con quella certa maliziosa eleganza assai difficile da raggiungere con l'utilizzo di un collo di bottiglia, di plastica o di vetro che sia. 
Certo, mi fa sobbalzare (per non dir svenire) anche la vista del mignolino librato nell'aria, ancora oggi simbolo di fanciulle demodè e affatto chic! Non per niente i maestri di etichetta di varie corti reali trascorrono intere giornate con i neo-monarchi per insegnar loro l'arte della convivialità di cui il bere è senza dubbio  parte integrante.
Dal basso della mia umile corte di casa suggerisco di limitare l'approvvigionamento di liquidi direttamente dalla bottiglia ad una reidratazione in campo sportivo. 
Tolte le scarpe da jogging sarà forse  meglio riprendere in mano un pizzico di femminilità e chiedere gentilmente di poter avere... un bicchiere, per favore.


martedì 18 settembre 2012

Poche regole per una buona educazione a scuola




Settembre è sempre un mese molto ricco di appuntamenti sia per i genitori che per i bambini che si trovano a dover affrontare una serie di novità e cambiamenti delle abitudini consolidate durante il periodo estivo. Che si tratti di una ripresa dell’iter scolastico o dell’inizio di una nuova avventura, i genitori potrebbero cogliere al volo l’occasione di insegnare (o rinfrescare) ai loro pargoletti qualche regola di base che potrebbe aiutarli a vivere meglio i mesi a venire. Nella società in generale, e nella scuola in particolare, esistono alcune norme che dovrebbero essere date come imprescindibili per le personalità in via di definizione come quelle dei piccoli, ma esistono anche accorgimenti più easy che potranno facilitare di  molto anche il loro rapporto con i coetanei, vediamone qualcuna:
AbbigliamentoLa scuola non è una spiaggia, un campo da tennis o una passerella di alta moda. Si tratta di un ambiente semi-formale dove anche l’aspetto estetico ha un suo ruolo: insegnate ai piccoli a scegliere gli abiti più adatti al contesto lasciandoli però liberi di esprimere la loro personalità e i loro gusti. Se riuscirete ad educarli ad una certa compostezza e ad evitare gli eccessi sarà una conquista (almeno fino all’adolescenza, quando ricominceranno i dolori!)
PuntualitàArrivare in orario per l’inizio delle lezioni non è solo un dovere, ma anche un segno di attenzione e riguardo verso gli altri. Spiegate ai bambini l’importanza della puntualità e adeguate le tempistiche di sveglia e preparazione mattiniera ai nuovi ritmi cercando di responsabilizzarlo, senza troppe angosce però!
Il saluto L’approccio verso gli altri è fondamentale. Un saluto allegro ma decoroso come “Buongiorno!” sia ai compagni che alla maestra non pare più molto di moda: peccato perché non soltanto farebbe in modo che il vostro pulcino venga tenuto in gran considerazione, ma aumenterebbe anche la sua autostima nel momento stesso in cui l’espressione venisse copiata anche dagli altri compagni diventando una sorta di tendenza del momento. Il caro vecchio “ciao” è comunque pur sempre molto gradito.
Niente parolacceNon potrete evitare che il turpiloquio non tocchi mai le labbra dei vostri pargoli, questo potrete immaginarlo da voi, eppure sarà necessario che siate inflessibili sull’argomento per quanto concerne l’ambiente scolastico. Cercate di fare in modo che le parolacce suonino alquanto raccapriccianti e sgradevoli  soprattutto se dette da un bambino, anche se qualche compagno ne dovesse far uso. Per far questo potreste portagli come esempio il suo personaggio preferito (un cartone animato, un peluche o una persona) mentre si accinge a proferire parole tutt’altro che educate. A lui farà una pessima impressione e voi potrete rincarare la dose.
CondividereCapita, a volte che qualche bimbo, per svariate ragioni, si presenti in classe senza merenda oppure che si sia dimenticato la penna, la gomma o il quaderno a casa. Spiegate a vostro figlio l’importanza della condivisione e del mutuo soccorso, raccomandategli di essere sempre disponibile consigliandogli vivamente di non chiudersi in un ostinato egoismo perché potrebbe un giorno toccare in sorte proprio a lui una situazione similare.Infine, ricordate che insegnare ai bambini a suggerire e far copiare i compagni (senza farsi scoprire dalla maestra mi raccomando!) apre alla gentilezza, aguzza l’ingegno e sviluppa il senso di comunanza con gli altri. Che volete di più?                                                                           


Leggi l'articolo su easybaby.it 

Donne con un diavolo per capello

In questi ultimi giorni tra wedding e cosucce varie 
ho avuto proprio... 
un diavolo per capello!
So che voi signore potrete comprendermi!
Dal 7 novembre 2012 - In tutte le librerie meglio fornite e su e-Book

mercoledì 29 agosto 2012

Le 3 regole d'oro per il corretto utilizzo del tovagliolo a tavola




Durante questa lunga estate calda a tavola ne ho viste di indicibili. Se l'atmosfera vacanziera è foriera di risate e attimi goderecci, di cene con gli amici e momenti conviviali rilassati, la vista del tovagliolo simile ad un feticcio imputridito lasciato in bella vista sul tavolo o peggio assimilato ad una sacra sindone, e per questo motivo mai neanche toccato, ha del raccapricciante.

Ecco le tre regole d'oro per il corretto utilizzo del tovagliolo a tavola:

1) Il tovagliolo è parte integrante di una buona educazione conviviale e non va  dimenticato in un angolo accanto al piatto. Una volta che ci si sia accomodati al nostro posto avremo cura di appoggiarlo in grembo senza indugio. Quando sia più corretto farlo, se immediatamente dopo esserci seduti o all'inizio del pasto vero e proprio, non è cosa di particolare rilevanza. Come dire, fate un po' come vi pare... E' invece l'impiego di per se stesso ad essere obbligato.

2)  Il tovagliolo non va aperto completamente, ne' tantomeno steso sulle cosce come se fosse una coperta di lana alla quale manchi solo il gatto per completare un idilliaco quadrettino. La cosa più corretta è spiegarne un solo lembo lasciando che il pezzo di stoffa rimanga delle fattezze di un rettangolo, con due lati ripiegati su loro stessi.  Durante la cena avremo cura di pulirci le labbra con la sola parte interna del tovagliolo che poi ripiegheremo nuovamente sull'altra. 

In questo modo otterremo due risultati: il primo sarà di nascondere a noi e agli altri le orribili macchie inevitabilmente prodotte sul tessuto, il secondo sarà di non sporcare i nostri abiti (o la tovaglia) in quanto tutta la parte imbrattata sarà chiusa all'interno dei due lembi. 

3) Una volta terminato il pasto, il tovagliolo non dovrà essere ripiegato bensì appoggiato seppur compostamente alla sinistra del piatto.


Ricordo che il tovagliolo si rivela un indispensabile amico pronto a soccorrerci pochi attimi prima di appoggiare le labbra al bicchiere per ingurgitare qualsivoglia genere di bevanda. Nulla è più spaventosamente stomachevole che doversi sorbire tutta la sera l'atroce vista del bicchiere orrendamente impiastricciato del commensale accanto.

lunedì 27 agosto 2012

Conosci te stesso

Too many people spend money they haven't earned, to buy things they don't want, to impress people they don't like

C.B.

mercoledì 22 agosto 2012

Inviti e felicità

Invitare qualcuno a pranzo vuol dire 
incaricarsi della felicità di questa persona
durante le ore che passa sotto il vostro tetto
Anthelme Brillant-Savarin

venerdì 27 luglio 2012

Un libro per la calda estate del 2012

Appuntamento ormai classico di questo spazio è una breve rassegna dei libri più gettonati per l'estate da portare con sé infilati in valigia, per chi ama ancora il fruscio delle pagine, o convertiti in comodissimi file da Kindle sempre a portata di occhi. Gli amici del gruppo Un tocco di Bon Ton anche quest'anno si sono prestati a qualche suggerimento interessante. Alla domanda: "Che libro consigliereste da portare sotto l'ombrellone in questa calda estate 2012" sono state date le seguenti risposte (rigorosamente in ordine di apparizione!):

Cameron "Un giorno questo dolore ti sarà utile" per il modo ironico, mai banale, di descrivere lo smarrimento di un adolescente americano, troppo profondo e intelligente, di fronte alla vacuità di tanti adulti "di successo" della NY odierna. Stile scorrevole, si legge in un soffio.  Consigliato da Simona

Consiglio "Messaggi dai maestri" di Brian Weiss. Perchè nel nostro tempo spesso ci chiediamo quale è il modo migliore per vivere un'esistenza appagante, intensa....e vorremmo essere in un luogo dove sentirci liberi come gabbiani e leggeri come libellule. Scopriremo che a volte per sentirci così non dobbiamo partire per chi sa quale mondo lontano, ma solo vedere la nostra vita con occhi diversi. Io in questo libro (e in altri di Weiss) ho trovato molte occasioni di riflessione e molte risposte. Weiss ci fornisce qualche spunto su "come trasformare la nostra vita attraverso la comprensione". Un libro che alla fine dell'estate ci farà affrontare la quotidianità in maniera differente - Consigliato da Nicoletta

"Trattato sulla vita elegante" di Balzac. Poche pagine piene di riflessioni filosofiche. Scava nel midollo e ci fa capire perchè l'eleganza non è soltanto una questione d'immagine. Se davvero vii sta a cuore l'argomento, è assolutamente da leggere e poi "Afrodita" di Isabel Allende. Divertente, piccantino, sensuale, vi farà venir voglia di "assaporare" l'estate in molte salse!- Consigliati da Lina

Ho appena terminato la trilogia "50 sfumature" ( di grigio , nero e rosso ).....se ne parla come di un fenomeno letterario ed effetivamente ti cattura fino alla fine ! - Consigliato da Linda

"La luce sugli oceani" di Stedman.. La storia di una coppia di innamorati che và a vivere su un faro e non riesce ad avere bambini.. Ma un giorno..... Una storia triste ma accattivante e con tanti colpi di scena! - Consigliato da Chiara

Appena finito "Limbo" di Melania Mazzucco. Forte e dolce allo stesso tempo; le donne si rialzano sempre. - Consigliato da Margherita

 ‎"Il matematico impertinente"di Odifreddi. Se la matematica e la scienza prendessero il posto dovuto la vita sarebbe piu' degna di essere vissuta. in alternativa Casca il mondo. Casca la terra di catena fiorello. scorrevole distensivo interessante - Consigliato da Antonino

‎"La collezionista di ricette segrete" Allegra Goodman "Io non cucino, ma adoro leggere libri di cucina.Questo mi ha fatto riflettere perchè leggiamo invece di cucinare, e perchè sogniamo invece di vivere? E così mi è venuta la tentazione di scrivere un romanzo sull'amore per la cucina: l'amore che ci spinge ad assaggiare, a costruire, a vivere, a sognare" - Consigliato da Anna

"Mille splendidi soli" di Khaled Hosseini" trovo questo libro ricco di spunti per riflettere nella vita di tutti i giorni. - Consigliato da Antonella

"Nuraghe beach" Di Flavio soriga un libro sulla sardegna che non tutti conosco :D ( sono un pò di parte) ma è un libro carinissimo - Consigliato da Grazia

 ‎"Il linguaggio segreto dei fiori" di Vanessa Diffenbaugh ... meraviglioso. Credo che la scelta di un libro debba "accordarsi" allo stato emotivo del momento... - Consigliato da Carolina

E voi cosa avete scelto? Buona lettura!