Me...

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giovedì 30 giugno 2011

Piccola guida semiseria a come mangiare i "cibi difficili"

Nella composizione di un menu formale si dovrebbe tener conto del potete spiccatamente antisociale di alcune pietanze, per starne bene alla larga! Taluni cibi infatti non solo non sono sempre particolarmente graditi a tutti gli ospiti, ma possono metterli in situazioni tanto ilari quanto... esageratamente imbarazzanti!
Per viziare il palato (e i nostri ospiti) poi, tendiamo ad offrire prelibatezze che tante volte risultano un po' difficili da mangiare.
Rispolveriamo dunque un po' di on ton, e di vecchia etichetta, per capire come meglio destreggiarsi con i cibi "difficili", proprio in occasioni così speciali come il ricevimento nuziale.

Aglio
Lo sappiamo tutti: l'aglio fa benissimo. Ha un forte potere antisettico e antiossidante, ma ha spesso anche il peso specifico del molibdeno quando si tratta di digerirlo, e infligge una tremenda "draghite acuta" a chiunque, uomo o donna che sia, ne introduce in corpo anche solo una piccola quantità. In una occasione di particolare importanza dunque, meglio astenersi dalle classiche bruschette alla siciliana, per quanto appetitose.

Carciofi e asparagi

I primi, se serviti crudi e parzialmente interi, si mangiano con le mani, come tutta la verdura in pinzimonio, fino a quando non si arriva al cuore, normalmente un po' "barbuto", da tagliare con il coltello e infilare nella forchetta (sembra una cosa cruenta ma non lo è). Il problema qui è la quantità di scarti mangiucchiati che rimangono nel piatto. Tutt'altro che un bel vedere. Per gli asparagi poi, peggio che andar di notte: o si mangiano con forchetta e coltello oppure con un'apposita pinza, ormai quasi introvabile, con la quale si rischiano assai spesso prese assai poco sicure e numerosi tentativi falliti. Un lavoraccio!

Formaggio
Al contrario di quanto si creda comunemente il formaggio va mangiato non con la forchetta, bensì con il coltello, tagliandone un pezzettino da appoggiare su un po' di pane ma evitando di mangiarsi sempre quest'ultimo, per scansare il classico effetto panino da osteria. Tutto ciò sempre che il formaggio non sia molliccio o assomigli più ad una crema che ad un prodotto caseario ben stagionato. In quel caso, ovviamente, largo alla forchetta.

Frutta
Finalmente qualcosa che si può mangiare cin le mani! Almeno per quel che riguarda i frutti più piccoli come albicocche, ciliegie e uva. Quelli più grandi invece andrebbero tagliati in due e privati della buccia con l'aiuto di forchetta e coltello. Per le arance dovrete tagliare due calottine, una sulla parte superiore, una in quella inferiore e incidere la buccia a strisce rimuovendola col coltello. Quando è pulita tagliatela a pezzetti con forchetta e coltello e gustatela con un po' di zucchero... dieta permettendo.

Nero di seppia Che buono il risotto nero! Per gli amanti del mare una vera squisitezza ma a patto di essere consapevoli che ben difficilmente ci si potrà esibire sorrisoni a trentadue denti dato che il nero di seppia solitamente tinge per bene la dentatura e tutta la cavità orale. Se ciò capitasse andateci giù pesante con lo spazzolino!

Ostriche
Un cibo prelibatissimo a cui si attribuiscono proprietà frodisiache. Ma per quanto le signorine in cerca di marito vogliano sembrare sexy, dovranno scordarsi di affrontare questo cibo con le loro sante manine per portarlo provocantemente alla bocca. Scena sensualissima ma adatta ad un altro film! L'ostrica va mangiata con l'apposita forchettina a tre denti che viene apparecchiata alla destra, anziché alla sinistra del piatto, come invece avviene per tutte le altre. Una mano terrà la conchiglia e l'altra estrarrà il mollusco con l'uso della posata. Occhio agli schizzi!
Pasticcini
Si prendono con le mani afferrabdoli dall'apposito contenitore di carta pissettata, comunemente noto come "pirottino", che ha non solo una funzione legata al bon ton, ma anche alla salute. Per evitare dei gran mal di pancia contate i pirottini!

Paté
Pensate di spalmarlo sul pane? Non sia mai!! I cultori di questa prelibatezza potrebbero bandirvi dal regno per l'eternità! Suvvia fateli felici e assaporate il paté nella maniera corretta, ossia tagliandolo con la forchetta e gustandolo da solo o con l'aggiunta di qualche pezzo di crostino, tanto caldo da farlo letteralmente sciogliere in bocca (mamma che fame!)
Pesce
Se spinato a dovere va mangiato con la sola forchetta. Se invece presenta alcune difficoltà l'apposito coltellino può essere eventualmente sostituito da un pezzetto di pane.
Tartine e sandwich Quando sono serviti in vassoi posti sui buffet si prendono con le prime tre dita della mano, ma prima di addentarli golosamente, si appoggiano su un piattino tenuto ben saldo nell'altra mano possibilmente insieme ad un piccolo tovagliolo che ci salvi l'abito ( e la reputazione) da macchie indelebili.
Trovate l'articolo anche su Donnamoderna.com

martedì 28 giugno 2011

Royal Ascot 2011 - 300 anni di cappellini stravaganti

Un compleanno di ben 300 candeline, dal 1711 al 2011,quello che ha festeggiato quest'anno il Royal Ascot, la gara equestre per eccellenza che, anno dopo anno consuma un rito uguale e diverso. Il Royal Ascot è LA corsa per antonomasia, semplicemente "The greatest race meeting in the world", fondato dalla Regina Anna (Queen Anne) alla quale gli inglesi, e tutti gli amanti di questo sport, saranno sempre eternamente grati.
Come ogni anno anche nell'edizione 2011, sulle teste delle signore presenti, si sono potuti ammirare cappelli e cappellini dalle fogge davvero originali e stravaganti (spesso importabili in ogni altra occasione mondana).
Ospiti immancabili sono stati come sempre i membri della famiglia reale, anche se le principesse Eugenie e Beatrice, memori della baraonda mediatica suscitata in occasione del matrimonio tra il cugino, il Principe William, e Kate Middleton, si sono risolute ad indossare dei copripaco molto più moderati...

In ogni caso una chermesse di altissimo livello, alla quale, come tutti ben sanno in inghilterra, l'importante è esserci, con la mise giusta!

venerdì 24 giugno 2011

Un esame per tutti

Tempo di esami di maturità questo per molti giovani imberbi alle prese con le ansie del tema di italiano, i problemi di calcolo e svariate terze prove che vanno dalle versioni di Cicerone ai test specifici per ogni indirizzo.
Maturità, un vocabolo che dovrebbe essere sinonimo di equilibrio, giudizio e di un'adeguata capacità di relazionarsi con le avversità della vita e con il prossimo.
Cosa ritroviamo invece sbandierato ai quattro venti su ogni rete televisiva? Ritroviamo una serie di pseudo méntori, maestri di vita più o meno autorevoli, che puntano il dito verso i giovani d'oggi mettendoli bene in guardia dall'utilizzo delle moderne tecniche di "recupero" di quella cultura che, alla bella età dei 18 o giù di lì, dovrebbe essere almeno parziale bagaglio dei loro zaini mentali ed emotivi.
Nell'era del sapere "internettiano" in cui chiunque riesce a recuperare una parvenza di nozionismo su un qualsiasi argomento, semplicemente digitando le parole chiave sui motori di ricerca (senza preoccuparsi di controllare se le fonti siano o meno attendibili) manca, di fondo un contenuto originale. E sì che questi ragazzi ne avrebbero da raccontare. Personalmente non criminalizzerei il tentativo (legittimo infondo visto che di diritto o di rovescio ci siamo passati un po' tutti) di recuperare qualche informazione di straforo che possa dare il là alla sindrome da foglio vuoto che prende, a volte, anche il più consumato degli scrittori. Semmai insegnerei loro negli anni come utilizzare correttamente le informazioni, come organizzarle, analizzarle e scomporle per creare qualcosa di totalmente nuovo. La creatività nasce anche dalla conoscenza, dall'approfondimento e... da quel lampo di genio che arriva quando meno ce lo si aspetta.
Cosa invece sottolineerei nelle quotidiane strisce televisive è l'atteggiamento di rispetto che i ragazzi dovrebbero imparare a tenere nei confronti del prossimo, adulti in primo luogo. Non si abbrevia, non si scarabocchia e non si pasticcia su un compito di maturità. Ci si rivolge ai professori con garbo e gentilezza, salutandoli sempre, all'inizio e alla fine dell'esame. Se si viene colti in flagrante niente sceneggiate! Già si sapevano i rischi della cosa. Ai compagni correi non si dice nulla ma si spera in una sorte migliore anche per loro.
Ma rispetto è soprattutto per se stessi: per avere quella fondamentale consapevolezza di essere grandi, di sapersela cavare da soli... di essere, in una parola, maturi.

martedì 21 giugno 2011

Solstizio d'estate 2011 - Omaggio a Shakespeare

Dedicato a tuttle mie dolcissime fate nella notte di mezza estate...

Sui colli e sulle valli
nei boschi e nei roveti
sui parchi e sui recinti
per flutti e per fuochi,
della sfera della luna
più presta men vado.
E servo la Fata Regina,
irrorando di rugiada
le sue impronte sull'erba.
Le fan scorta i verbaschi
dalle vesti dorate
con macchie vermiglie
rubini son questi,
cari doni delle Fate,
come efelidi profumate.
Stille di rugiada ho da cercare
le orecchie dei verbaschi ad imperlare.
Addio, Spirito villanzone. Me ne vado.
Sta giungendo con gli elfi la Regina.



Sogno di una notte di mezza estate
W. Shakespeare
 
 

sabato 11 giugno 2011

Generazione matrimonio: ovvero come i disastri fanno aumentare la voglia di sposarsi.

In barba alle ultime statistiche che sembrano celebrare una caduta a picco delle unioni matrimoniali, non più tardi di qualche giorno fa discorrevo con una gentile fanciulla di 25 anni (capelli biondi e fluenti ed un sorriso sornione) di come sia davvero difficile sfoggiare un abito sempre diverso ad ognuno dei cinque matrimoni (sì, proprio così!) alla quale era stata invitata a vario titolo. In quella occasione mi è stato chiesto quale fosse il mio pensiero su come mai un numero sempre maggiore di giovani decidano oggi (in quell'oggi non preso in considerazione da quelle stesse statistiche) di convolare a nozze anche in tempi di crisi. Perchè anche in periodo di "vacche magre" i matrimoni tra persone giovani paiono non soffrire della flessione che attanaglia ogni altro settore del nostro vivere comune?
Ho una mia teoria in merito. Senza riaprire i libri di filosofia del liceo è facile capire come l'essere umano, di per sè, non ama stare solo, nè tantomeno affrontare contesti particolarmente problematici o circostanze sventurate, senza avere al proprio fianco un qualche sostegno fisico e morale. Ed ecco che, in tempi di crisi come i nostri, sono proprio le avversità più devastanti e i disastri più tremendi ad indurre le persone al matrimonio. 
La questione si pone però, a mio avviso, anche su un piano generazionale
Mentre i giovani della fascia di età 25-35 sembrano voler recuperare antichi valori ed una entusiastica voglia di mettersi in gioco insieme, per affrontare gioie ed avversità del futuro senza dubbio incerto, ma anche potenzialmente ricco di meravigliose sorprese tutte da vivere, le persone della fascia d'età più adulta sembrano invece maggiormente radicate ad un modello di vita assolutamente egocentrica, dove il fulcro non è "la coppia" ma solo se stessi. Ammetto che sia senz'altro molto più difficile dover modificare il proprio stile di vita una volta che si sia raggiunto, in maniera autonoma, un certo livello sociale, che comporta certamente anche un riconoscimento delle proprie capacità ed un'indipendenza psicologica ed economica alla quale si rinuncia mal volentieri. 
E' proprio questo il fulcro della faccenda. I "giovani" stanno riscoprendo la voglia di percorrere insieme la medesima strada, di incontrarsi (ma anche scontrarsi, perchè no) su terreno similare sempre fertile, dove si possa concedere qualcosa anche all'altro senza sentirsi minati nella propria egoistica individualità e soprattutto dove ci si possa permettere il lusso di poter avere paura del futuro perchè non si è da soli ad affrontare tutto e soprattutto perchè si parte dall'assunto che si è un "noi" e non soltanto un "io con te" (che forse ci sei e forse non ci sei a seconda dell'umore). 
A conferma di questo mio pensiero potrei citarvi un articolo del quotidiano Financial Times di questa settimana che rivela come le vendite di anelli di fidanzamento e di fedi nuziali sia più che raddoppiata negli ultimi tempi in Giappone, paese recentemente colpito dai flagelli di terremoto e tsumani. Ma certo non è l'unica fonte. Anche in passato, al tempo delle grandi finanziarie, le unioni matrimoniali pare aumentassero esponenzialmente con l'accentuarsi della recessione economica. 
Ecco la ragione per la quale sono fortemente convinta che, in anni particolarmente tumultuosi dal punto di vista delle catastrofi naturali o difficoltosi in àmbito socio-economico, le persone tendano a voler condividere il peso dell'esistenza con qualcuno. Qualcuno che, certamente, possa guardare nella stessa direzione.

lunedì 6 giugno 2011

Ladies rules: must know - Regola n.4 APPARECCHIARE LA TAVOLA

Per la serie "ciò che una donna non può non sapere" continuiamo il nostro piccolo decalogo con la quarta regola basilare, indispensabile, essenziale per ognuna di noi, ovvero: preparare una tavola ben fatta anche in situazioni di particolare importanza.
L'informalità ci è concessa spesso nella tavola di ogni giorno: un luogo magico, speciale, da allestire con i particolari che la creatività suggerisce per renderlo ogni volta gradevole ed affascinante perchè sia teatro di conversazioni stimolanti e racconti avvincenti.
Una mise en place fantasiosa ed attraente elimina la monotonia anche dei giorni più uggiosi rallegrando il cuore alla sola sua vista preparando, di rimando, anche l'esperienza sensoriale del palato. 
Vi sono occasioni in cui l'informalità però deve cedere il passo ad una rigorosa etichetta
A questo punto, sarà molto meglio conoscere bene tutte le norme di rigore per evitare scivoloni di stile (o grasse risate!). Faremo tesoro di queste regolette per modificarle a nostro uso e consumo non appena le circostanze ce ne daranno il pretesto. Ecco dunque un mio velocissimo schema per l'allestimento di una  tavola formale. 
  • Forchette: vanno posizionate a sinistra del piatto. Cominciando dall'esterno troveremo quella da antipasto, quindi quella da pesce e da carne. 
  • Forchetta a destra solo quando: quando è l'unica posata presente sulla tavola oppure se se si tratta di una forchettina da ostriche o lumache.
  • Coltelli: vanno apparecchiati a destra. Quello da pesce si posizionerà più esterno, quello da carne, dotato di lama affilata, andrà invece vicino al piatto, rivolto verso l'interno.
  • Cucchiaio: da potage o da zuppa (il brodo si beve direttamente dall'apposita tazza). Andrà posizionato a destra, esternamente ai coltelli.
  • Bicchieri: l'apparecchiatura classica li vorrebbe con una disposizione obliqua al piatto. All'esterno avremo il bianco, poi il rosso quindi l'acqua.
  • Piattino pane: in alto a sinistra, corredato dell'apposito coltellino da burro, se previsto.
  • Posatine da dessert e frutta: (da servirsi in quest'ordine) posizionati ad ore 12 rispetto al piatto. Il coltello rimarrà sempre con la lama rivolta all'interno quindi le altre posatine andranno apparecchiate a salire. Se non ricordate il trucco per non sbagliare lato ai manici di queste posate CLICCATE QUI e andate a rileggerivi il post dedicato. 
  • Sale: piccola salierina, una per commensale, prevista perchè il bon ton non concederebbe di farne richiesta all'ospite
  • Tovagliolo: a sinistra, oppure a destra o anche sul piatto (posto di aver apparecchiato solo con il piano)  piegato in maniera molto semplice.

Poche regolette da tenere sempre a mente per un tavola impeccabile ogni giorno!