Me...

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domenica 27 ottobre 2013

Pomeriggio tra le zucche: Halloween con i bambini

Per passare un uggioso pomeriggio ottobrino ho pensato di sfruttare il quantomai presente "mood Halloween" per trascorrere qualche oretta divertente con i miei bambini. 
Abbiamo preparato le zucche di Halloween (una a testa s'intende). Ecco il procedimento che abbiamo adottato.
1)
Intagliare la parte superiore della zucca per scoperchiarla
Attenzione alle lame affilate!
Un grembiulino è d'obbligo, come la consapevolezza 
che ci sarà un bel po' da rassettare...
Ecco fatto!

2) 
Scavare l'interno della zucca rimuovendo i semi (tutti) 
e i filamenti (il più possibile).
Da piccola adoravo i semi di zucca tostati e salati!
È un lavoro piuttosto lunghetto, procuratevi dei cucchiai 
non completamente tondi ma piuttosto appuntiti
Fuori tutto!
I filamenti possono anche essere tagliati facendo 
attenzione con le lame!

3) 
Arriva il momento artistico! 
Disegnare sulle zucche l'espressione che volete far risultare al termine del taglio ricordando che quest'ultimo potrà essere anche parzialmente modificato in corsa...
Date sfogo alla fantasia!

4) 
Iniziare con circospezione ad intagliare occhi, naso e bocca 
seguendo le linee disegnate con il pennarello. 
Fate attenzione l'operazione necessita di una certa attenzione!
Comincia già ad avere un'aria paurosissima...
La bocca è la più complicata...
Ci siamo!
Ma l'occhio non è da meno!
Rifiniture...

5) 
Passare la zucca in forno a 60° per asciugare bene la parte interna 
ed evitare che ammuffisca troppo velocemente.

6) 
Una volta che la zucca si è ben "rosolata" 
procurarsi una candela vasetto di vetro, 
molto più sicura delle usuali t-light, e accendetela.

7) 
Introdurre ora la candela all'interno della zucca 
facendo un modo che risulti centrale e ben stabile all'interno.
Ora siamo quasi pronti...
... e fierissimi del nostro lavoro!

ECCO IL RISULTATO DI UN POMERIGGIO 
DA BRIVIDO!!!

mercoledì 23 ottobre 2013

Fino a venti minuti non è vero ritardo


Se, per quanto ci proviate, davvero non ce la fate ad arrivare in orario, dovrete imparare la sapiente arte della scusa per cercare di limitare i danni di un catastrofico ritardo. 
Se per gli impegni “di piacere” vi sono innumerevoli pretesti, non si può dire altrettanto per gli impegni professionali che richiedono ben altra attenzione. Spaccare il secondo non è mai elegante quando si tratti di eventi più o meno mondani nei quali volete davvero farvi notare. Invece se non volete rischiare un rimbrotto da parte del capufficio che vi attendeva per stampare la presentazione (importantissima, importantisssssssima!) per il nuovo cliente, lunghe e snervanti attese dal dottore per aver saltato il vostro turno e quindi perso l’attimo, o una tirata d’orecchio della maestra per non aver recuperato in tempo il pargolo, ricordate che ad alcuni impegni non si può, NON SI DEVE arrivare tardi.
Le scuse usuali comunque non funzionano più. 
Tutte trite e ritrite, spremute come limoni da una nutrita quantità di signore. Bisognerà dunque adattarsi ai tempi moderni e tirar fuori qualche coniglio dal cilindro, uno tutto nuovo, con un pensierino quanto più adatto all’occasione e soprattutto verosimile.

Ricordate la regola fondamentale: le prime a credere a ciò che state raccontando dovete essere voi.!

Adattate la realtà alle vostre esigenze senza però manipolarla eccessivamente (o verrete scoperte in men che non si dica). Convincetevi che la cosa sia andata davvero, assolutamente in quel preciso modo.
Le scuse più strampalate oltre a reggere il tempo di un sussulto sono facili a dimenticarsi (da chi le racconta) ma rimangono impresse come marchi a fuoco nella mente degli interlocutori, che le racconteranno in pubblico nei momenti più imbarazzanti, con la conseguenza di un’accelerazione subitanea del polso e una gocciolatina fredda fredda lungo la schiena.

Fino a venti minuti il ritardo non è vero ritardo, almeno non per una donna.
Perfino all’università esiste il classico quarto d’ora accademico e voi che siete maestre nel farvi desiderare vorrete essere da meno?
Da venti a quaranta minuti non siete in orario, questo è certo
La tattica davvero perfetta è quella di rabbonire gli astanti con una sfilza di complimenti: «Ma buongiorno Lucia! Che bello vederti! Certo che vicina a te io sparisco letteralmente, sei in super forma!». Nessuno resiste ai complimenti se ben assestati.
Nel frattempo ci infilerete dentro qualche scusa con grande nonchalance: «Sono davvero felice di essere qui, arrivare è stato un vero incubo, oggi sono tutti impazziti, sembrano zombie che camminano».

Da quaranta minuti a un’ora, fate un’entrata spettacolare
Tutti devono vedervi perché tanto un ritardo del genere sarebbe comunque impossibile da far passare sotto silenzio. Se ad attendervi è qualcuno dell’altro sesso cercate di essere sexy e affascinanti quanto più possibile: slacciate un bottoncino della camicetta, scompigliate i capelli, mordicchiatevi le labbra per renderle più colorite. Sorreggete il cappottino e la borsa in una stessa mano e tendete adoranti l’altro braccio verso il vostro pubblico, brandendo possibilmente un bel paio di occhiali.
Più il vostro arrivo sarà scenografico e clamoroso, più darete l’impressione di essere importanti e super VIP.  Che si sappia: tutti vi cercano, tutti vi vogliono... il ritardo non è il vostro ma è stato causato dallo stuolo di fans, ammiratori, seguaci, adoratori e spasimanti. Impossibile incolparvi. 

Oltre un’ora. Fate chiamare dalla segretaria
ovvero un’amica disposta a calarsi nel ruolo. Sarà chiaro a tutti che vi era assolutamente impossibile evitare il contrattempo.

Comunque il ritardo davvero importante, quello fuori tempo massimo, non può avere troppe scuse, non servirebbero a molto. Ricordate che il giro dell’orologio equivale a un esponenziale giramento di scatole di chi vi stava attendendo. Meglio lasciar sbollire la cosa e defilarsi in buon ordine per non rischiare di diventare il bersaglio di stoccate dritte dritte a centro schiena.

martedì 15 ottobre 2013

#mammeconundiavolopercapello Un "normale" inizio di giornata


Tutto comincia con un risveglio al fulmicotone.
Lo stesso che ci fa passare dalla beatitudine del sonno al delirio dei mille km all’ora della sveglia nostra e dei figli. In men che non si dica siamo catapultate nella trottola organizzativa quotidiana che ha più della staffetta 4x100 (mamma + papà + baby-sitter + bidella) che del quieto andamento di una normale famiglia cittadina.
Sapete benissimo quali saranno le incombenze di noi genitrici del terzo millennio, nel lasso di poche ore dovrete gestire:

  • la dichiarazione di guerra alla sveglia da parte della prole;
  • la preparazione della colazione con minaccia di disintegrazione della Wii in caso di salto del pasto;
  • l’imbuco della merenda “sana” nella cartella dei piccoletti, consapevoli del fatto che la scambieranno(sempre che qualcuno la voglia), la venderanno, la distruggeranno one faranno un preparato degno del piccolo chimico;

  •  il trattato per la pace nel mondo nel tentativo di riconciliare i marmocchi che nel frattempo hanno avviato una gara a chi catapulta più pezzi di biscotto dall’altro lato del tavolo (e qui siamo già sfiancate);
  • l’accompagnamento a scuola previa patteggi col vostro partner: «Io prendo il piccolo, tu deposita gli altri due, scaraventali dentro entro le 8,30 o si beccano una nota».
Il tutto nella speranza che il tacco (se siete così temerarie da indossarlo di prima mattina) non si incastri ne perfido porfido... 

Insomma, che dire, un "normale inizio di giornata per ogni mamma con un diavolo per capello!

venerdì 4 ottobre 2013

Casual friday senza tacco 12

Anche per indossare un paio di ballerine ci vuole un certo stile. A me piacciono sotto un paio di pantaloni leggermente a zampa. Qual è il vostro?