Me...

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venerdì 5 ottobre 2012

Mario Caraceni e le parole del galateo

Torno saltellante e baldanzosa come una fanciulletta di tenera età dopo aver trascorso parte del mio pomeriggio a conversare amabilmente con una delle figure più rappresentative della grandiosa arte sartoriale italiana: il signor Mario Caraceni. Personaggio di indubbio charme, abbigliato con un elegante gessato grigio-blu (tutt'altro che scontato) vivacizzato da una cravatta rossa in tinta con il fazzoletto da taschino, sebbene di fattura differente così come correttamente prescritto dal galateo,  da vero gentiluomo mi saluta con una modernissima stretta di mano chinandosi leggermente verso di me come si usava ai tempi nei quali il baciamano ad una signora era ben più che una consuetudine.  
Mi accoglie nuovamente, così come ha fatto molte volte, nel suo "castello", un luogo incantato nel centro di Milano dove si respira l'aria di una tradizione antica, intrisa di sapiente esperienza e mi cede il passo, così come si conviene ad un gentleman.
Discorriamo di abiti da cerimonia (accompagnavo un mio sposo) divertendoci a riflettere ad alta voce su quanto noi italiani siamo particolari nel voler necessariamente modificare nomi di abiti prettamente inglesi che di per se stessi vedrebbero come intrinseco il significato e le norme di utilizzo del capo stesso. Tight, ad esempio "Perchè mai dovremmo chiamare così un completo dall'originaria dicitura Morning Coat" afferma piccato il signor Caraceni "così poi finisce che le persone lo utilizzano anche di sera, allora chiamiamo Stretto!". 
Ridacchiando come una scolaretta gli do ragione passando la mano su un meraviglioso tessuto da Smoking color blu notte (il mio preferito). "Ad esempio pochi sanno che lo Smoking originariamente non era affatto un abito" continua Mario Caraceni "bensì solo una giacca (smoking jacket) e neanche troppo lunga, di velluto o di seta, che veniva utilizzata dai gentiluomini alla fine dei loro momenti conviviali serali"
Effettivamente la servitù preparava la giacca da fumo al signore che, cambiandola con quella indossata durante la cena, faceva così in modo da preservare il proprio capo principale (nonchè la sua dama) da fastidiosi effluvi dovuti a tabacco e super alcolici consumati nella rilassatezza di una stanza a ciò dedicata".
Per carità, devo dirvi che ciò mi era assai noto, ma vi assicuro che ascoltare questi racconti dalla vivida voce di una colonna portante dell'arte italiana è ogni volta come vivere la Storia...

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