Me...

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martedì 26 aprile 2011

Galateo e shopping

Ospito oggi con grande piacere un piccolo stralcio tratto da una simpatica conversazione con Angela Bianchi, professionista determinata e pungente, consulente d'immagine per VirgoImage,e ve lo propongo come riflessione giornaliera ad una espressione di comune e ormai convenzionale sgradevole comportamento all'interno anche delle boutique più prestigiose.
Angela mi racconta il caso: "...Entro in un negozio e mi rivolgo alla commessa per vedere da vicino una borsa esposta in vetrina - Buongiorno! Mi potrebbe far vedere la borsa corallo in esposizione? La commessa: “Certamente! Vuoi la grande o la piccola?” Scusi?? Va bene che molti mi reputino più giovane, ma perché sempre più spesso il passaggio al tu è scontato? Siamo amiche? Siamo mai uscite a pranzo assieme? Ho tenuto a battesimo tuo figlio? NO! E allora! 

Quest’abitudine di dare del tu a tutti è una chiara trasposizione dall’ inglese con la sottile differenza che l’inglese non prevede l’uso della terza persona in una situazione formale mentre l’italiano si! E’ da sottolineare però che in inglese sono la costruzione e la scelta del verbo che rendono la frase più o meno formale. O è solo la volontà generalizzata di volersi sentire sempre giovani e quindi la paura che dando del Lei si “invecchi” l’altra persona? Mah…
Chiedo ufficialmente a tutte le assistenti alla vendita, al personale di front office ed in generale a tutte le persone che si rapportano direttamente con partner, clienti e fornitori di utilizzare il Lei per una forma di rispetto e per mantenere quel distacco che si conviene quando due persone non si conoscono a sufficienza. 
Scusi ci conosciamo? Mi verrebbe da rispondere così alle commesse che, seppur io mi rivolga a loro con il Lei, si sentano in diritto di darmi del tu. Non che io sia la nuova versione della Signorina Rottermeier ma il distacco che viene a mancare nel passaggio dal Lei al tu crea situazioni imbarazzanti e sdogana comportamenti di inappropriata confidenzialità.

L’altro giorno ero in una boutique di una nota località balneare e mi sono sentita trattata come una ragazzina a cui veniva spiegato con tono di stizza e con tanto di tu che quella cucitura che io reputavo un difetto in realtà non lo era “da qualche parte dovranno pur fare il nodo!”
Ovviamente non vado in giro con scritto in fronte che mestiere faccio ma anche senza difetto quella borsa l’avrei lasciata lì lo stesso.
Sono dell’idea che un cliente debba entrare in un negozio e sentirsi coccolato, servito ed accompagnato, se necessario, nelle scelte d’acquisto. Sarà poi il cliente a chiedere di farsi dare del tu (anche se personalmente non ne vedo la necessità) e non una libera interpretazione del personale di vendita. Purtroppo questa tendenza sta cominciando a diffondersi anche nelle boutique di alto profilo causando la perdita in prestigio e professionalità." 


Ho sorriso nell'ascoltare le sentite rimostranze di Angela verso l'accaduto ma era pur sempre un riso amaro, velato da una punta di soffocata malinconia per quanto tutto ciò sia miseramente reale...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Odrasla sam u Milanu, i mogu reci da se mene tako nesto nikad nije desilo kad sam posetila luksuzne radnje, mozda je to pitanje samo koliko klase neko ima, a ne godina. Meni stvarno nije jasno, kako se neki ljudi kurce i preseravaju gde im nije mesto! Uzas.

Giorgia Fantin Borghi ha detto...

Chiedo scusa ma temo di non capire una sola parola ad eccezione di "Milanu"...

VirgoImage ha detto...

Cara Giorgia il commento ha proprio risposto al nostro imperativo di "scatenare l'inferno" !
Il commento è in serbo è dice che questa persona è cresciuta a Milano e quanto descritto nell'articolo non le è mai successo in una boutique di lusso. probabilmente, dice, è un fattore di classe che una persona ha, e non un fattore d'età che fa sdoganare l'utilizzo del "tu".
Inoltre, dice, non capisce perchè certe persone debbano pavoneggiarsi ed atteggiarsi in luoghi a loro estranei (sottinteso certe persone non sono "adatte" a frequentare certi luoghi)

Certo è un commento amaro ma pur sempre un punto di vista.. diamo il via ad una specie di sondaggio?

Buona serata in compagnia del reportage sul matrimonio reale!

Empty Luggage ha detto...

Thank you for this article, it is a topic not discussed often enough.

Here are a few thoughts...

The existence of brick and mortar stores are quickly dropping. These sales associates better quit texting or they'll be working at call centers instead of the Galleria.
Selling is an art, it's not lying and saying an outfit looks great, when in fact it does not. Selling is about reading people, trying to understand what it is they want and doing your best to make it happen.

Try shopping in China where merchandise is hidden behind glass cases and only taken out when the customer has been given "permission" to buy something...no thank you. I want to touch, feel, see before spending my money. I want the experience of walking into a beautiful store and being apart of its luxury, I want a smile, human contact.

If customer service doesn't become part of the training associates get before walking onto the sales floor then we might as well just sit in our pajamas and ebay our lives away...sad, so sad!