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domenica 10 luglio 2011

Pensionati e separati?

Dalle pagine del Corsera di venerdì scorso 7 Luglio, Maria Laura Rodotà ci informava relativamente agli ultimissimi numeri ISTAT in merito ai divorzi tra persone ultra sessantenni. La giornalista attribuiva questo picco di separazioni principalmente a due ragioni: l'emancipazione per donna (e ci risiamo!) che con il lavoro ha guadagnato l'indipendenza e il Viagra per l'uomo che, con l'aito della miracolosa pillolina blu, pare aver riscoperto le gioie del letto anche a tarda età.
Posto che mio nonno, che è sempre stato un tombeur de femmes fino al suo ultimo giorno e che sua moglie, donna rigorosissima ma con un'emancipazione fatta più di intelligenza che di lavoro, si direbbero alquanto stupiti di codesta riflessione, vorrei tentare una sorta di replica a quanto affermato dalla signora Rodotà pur rispettandone il pensiero. La questione fondamentale sta, a parer mio, nella nuova realtà che uomini e donne si trovano a conoscere una volta finito di timbrare quel cartellino lungo trent'anni di lavoro. Sì, perché la nuova percezione di due giovani pensionati sessantenni (ci sono signore di quell'età che in palestra mi danno una "paga" pazzesca sfoggiando un corpo super tonico ed una resistenza che io non avrò mai), rispetto alle possibilità nel terzo ventennio della loro esistenza, è cosa assai diversa oggi rispetto ai tempi di mia nonna. Innanzitutto i pensionati di oggi sono prevalentemente coloro che hanno trascorso la loro vita lavorando come dipendenti, nel grande mondo del posto fisso. Due settimane di ferie ad Agosto per stare con la famiglia e poco altro. Comunque nulla di paragonabile alla velocità di informazioni, emozioni e distrazioni disponibili oggi nell'era della globalizzazione. 
Arrivata la pensione, introito sicuro per entrambi, ecco che l'uomo riscopre che l'universo femminile è ampiamente interessato al capello brizzolato, e che la donna, incastrato il puzzle figli-lavoro-marito, comincia ad intuire che le signore agée, spesso interessate ad altro oltre che la sola famiglia, hanno ora un bel po' di tempo a disposizione. La questione fondamentale è che, certi dei denari che ogni mese arrivano sul conto corrente, i pensionati, liberi da impegni lavorativi,  riscoprono un mondo pieno di nuove opportunità. Così ognuno per la sua strada. Ma quella voglia di invecchiare insieme dunque, che fine ha fatto? Sembra restata ferma al capolinea, a quando, invece che decidere di investire sul "noi" si è definita la situazione come la più utile, la più comoda, la più normale (almeno fino ad oggi).
Dunque l'uomo, che non poteva fare a meno della moglie che si occupasse di lui lavando e stirando le camicie e facendo trovare sempre la casa in ordine e un bel pasto pronto in tavola, individua una colf per i suoi bisogni, che con una paga modesta assicura lo stesso risultato della consorte senza le incombenze della vita matrimoniale. 
La donna, tornata ad una vita più quieta rispetto al ciclo veloce della lavatrice organizzativa di ogni giorno, scopre di voler avere di più solo per se stessa senza troppa paura di invecchiare, tanto ci sono il botulino e la chirurgia estetica.
IO: questa la parola chiave, il pensiero fondamentale, risultato di un presupposto individualistico, nella maggior parte dei casi, già a monte. E via a briglie sciolte, al contrario di chi, consapevole di voler affrontare un progetto di vita in due, non ci pensa neanche lontanamente a separarsi, avendo investito così tanto di sè su un progetto così grande. 
Questione di priorità, problema di consapevolezza.

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